CHE COS’È:
L’osteotomia è il taglio chirurgico di un osso con lo scopo di portarlo in una posizione che ne ripristini l’allineamento e ne migliori la funzione.
PRINCIPALI INDICAZIONI:
È una tecnica chirurgica molto versatile che può essere eseguita, potenzialmente, in qualsiasi segmento corporeo.
Tra le principali indicazioni troviamo ad esempio la correzione in caso di displasia delle anche, di deformità degli arti inferiori, di grave deformità del piede ecc.
- Correggere l’angolo o l’inclinazione di una superficie articolare come, ad esempio, nelle osteotomie di femore distale o di tibia prossimale nel ginocchio varo o valgo
- Ripristinare i rapporti articolari come, ad esempio, nelle osteotomie di acetabolo o di femore nella displasia delle anche
- Spostare il peso da un’area danneggiata dell’articolazione ad un’area in cui è presente più cartilagine. L’obiettivo è di ridurre o ritardare la degenerazione artrosica ed i sintomi ad essa legata. Sono un esempio le osteotomie di femore prossimale in caso di Perthes o di esiti di artriti settiche
- Ripristinare l’anatomia di un segmento corporeo come ad esempio nelle deformità del piede
TECNICHE CHIRURGICHE:
Tutti gli interventi chirurgici che prevedono un’osteotomia richiedono un accesso chirurgico più o meno ampio a seconda della sede e della complessità. Una volta che il chirurgo ha raggiunto il piano scheletrico nella sede pianificata per l’osteotomia, l’osso viene tagliato mediante strumenti dedicati (es. seghe ed osteotomi). Una volta interrotta la continuità dell’osso questo viene riposizionato nella posizione corretta. A questo punto l’osso deve essere mantenuto fermo nella posizione voluta per il tempo necessario alla guarigione dell’osteotomia (circa 3 – 4 mesi). Per utilizzarlo si utilizzano degli speciali presidi chirurgici chiamati mezzi di sintesi. Questi in genere sono fili di Kirschner, viti, fissatori esterni, placche e viti, e chiodi endomidollari bloccati.
DOPO L’INTERVENTO CHIRURGICO?
Il decorso post-operatorio dipende, soprattutto, dalla sede e dall’età del paziente. Nella maggior parte dei casi è sufficiente un ricovero di 48 – 72 ore. Durante il ricovero vengono monitorati i parametri vitali, gli esami ematici ed eseguite le prime medicazioni. In alcuni casi si posiziona un drenaggio chirurgico che aiuta ad evitare il formarsi di raccolte di sangue a livello della frattura che viene rimosso entro 24 – 48 ore dall’intervento chirurgico.
Il recupero dipende dal tipo e dalla complessità dell’osteotomia, dalla gravità della condizione di base e dalla forza di volontà e motivazione del paziente operato. All’inizio occorre dare il giusto tempo all’osso affinché guarisca nella posizione corretta. Quindi, vanno evitati traumi o sovraccarichi che potrebbero spostare la posizione delle ossa a livello dell’osteotomia o causare dei danni ai mezzi di sintesi. Inoltre, nei primi giorni il movimento può essere doloroso.
Per questi motivi, nei bambini più piccoli l’arto operato viene spesso protetto con un gesso per uno o due mesi mentre nei pazienti più grandi e collaboranti si cerca di ridurre al minimo l’immobilizzazione ed il tempo in gesso che può essere sostituito da un tutore.
Per l’arto inferiore viene solitamente vietato il carico o concesso un carico parziale per 20-30 giorni. Il carico completo viene solitamente concesso dopo 6 – 8 settimane dall’intervento chirurgico. È necessario quindi l’utilizzo di stampelle o di deambulatori in questo periodo. Quando l’arto non è più immobilizzato è necessario un programma fisioterapico per mantenere attive le articolazioni sopra e sotto la correzione (es. anca e ginocchio se l’osteotomia è di femore).
Dopo la dimissione vengono impostati dei controlli ambulatori che il paziente è tenuto a rispettare.
La prima visita di controllo è prevista 7-10 giorni dopo l’intervento chirurgico per rinnovare le medicazioni e per il controllo radiografico post-operatorio. A 15-20 giorni dall’intervento va eseguita la desutura (molto spesso vengono utilizzati punti di sutura riassorbibili). In genere, i successivi controlli clinici e radiografici vengono effettuati a 4-6 settimane, 3 mesi e 6 mesi dopo l’intervento chirurgico.
POTENZIALI COMPLICANZE:
Come ogni intervento chirurgico, anche la correzione delle deformità può presentare delle complicanze. Prima, durante e dopo l’intervento vengono intraprese tutte le precauzioni necessarie per ridurre al minimo questo rischio che però non può essere mai eliminato del tutto.
Tra le principali complicanze troviamo:
- Ritardo di consolidazione o mancata consolidazione (pseudoartrosi)
- Infezione superficiale (cute e tessuti molli) o profonda (infezione ossea)
- Lesioni neurovascolari
- Sindrome compartimentale
- Problematiche anestesiologiche